Sono sempre di più i casi di contagio che si stanno registrando nel nostro Paese, così come le province interessate dalle misure di prevenzione disposte dal ministero. Il presidente Oscar Bianchi: «Procedure di controllo consolidate sull’attività trasfusionale. Nessun pericolo per la qualità di sangue e plasma donati, serve solo attenzione e consapevolezza da parte di tutti».
È un messaggio molto semplice, ma allo stesso tempo estremamente chiaro, quello che il presidente di AVIS Nazionale, Oscar Bianchi, manda ai donatori e alla collettività in generale: «Quello del West Nile Virus è un fenomeno che certamente non può e non deve essere trascurato, in particolare alla luce dei numeri che sta registrando quest’anno. Tuttavia, dobbiamo ricordarci che le procedure di monitoraggio e controllo sulle regolari attività trasfusionali sono ormai consolidate da parte del ministero della Salute e del Centro nazionale sangue. Il rischio del contagio può esserci per chiunque, che si tratti di un donatore o no. La cosa importante da ricordare è essere sempre consapevoli, attenti alle zone in cui ci si trova e, ancor più necessario, informarsi costantemente soltanto dalle fonti ufficiali come ministero, CNS e la stessa AVIS». Ma facciamo un passo indietro.
Sono 31, ad oggi, le province italiane interessate dalle misure di prevenzione per contenere la trasmissione, attraverso l’attività trasfusionale, del West Nile Virus. Si tratta di una delle infezioni più diffuse a livello globale e rappresenta una fonte di preoccupazione per le autorità sanitarie di tutto il mondo. È una forma virale che viene trasmessa dalle zanzare e quindi quantomai diffusa in questo periodo dell’anno. Il contagio all’uomo può avvenire sia tramite la puntura diretta, sia attraverso il contatto con altri esemplari positivi al virus, come uccelli, equidi o altri mammiferi. Nonostante nella maggior parte dei casi chi contrae il virus non accusi sintomi, nel 20% degli infettati si sviluppa una forma chiamata, appunto, “febbre West Nile”. Nell’1% dei casi, invece, possono manifestarsi complicanze neurologiche potenzialmente mortali, in particolare in soggetti anziani o in chi ha un sistema immunitario compromesso.
In Italia sono purtroppo già 7 i decessi provocati dal West Nile, motivo per cui la questione occupa da giorni le pagine delle principali testate nazionali. Ma come è possibile intervenire e quali rischi ci sono per chi, nonostante tutto, dona sangue e plasma?
A livello normativo, il nostro Paese ha adottato il “Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta arbovirosi (PNA) 2020-2025”, il provvedimento che stabilisce tutte le procedure da adottare per contenere la trasmissione del West Nile Virus e di altre forme portate dalle zanzare, come ad esempio Dengue e Chikungunya. In Italia questo piano dura fino a novembre e si basa, “sull’individuazione precoce, sia nelle aree endemiche sia nelle restanti parti del territorio nazionale, della circolazione del virus negli uccelli o negli insetti vettori, al fine di attuare prontamente tutte le misure disponibili per prevenire la trasmissione umana”.
Costituiscono triggers per l’attivazione delle misure di prevenzione della trasmissione trasfusionale del WNV:
- il riscontro della prima positività per WNV su pool di zanzare o su esemplare di avifauna;
- il riscontro di positività confermata del test ELISA IgM e/o del test molecolare per WNV in equidi;
- la notifica di un caso umano confermato di malattia neuro-invasiva da WNV (WNND) o di febbre da WNV (WNF), ove rilevata dal sistema di sorveglianza umana;
- il riscontro di positività confermata sul donatore di sangue ed emocomponenti a seguito di screening sulla donazione.
Ciascuno dei trigger sopra indicati determina l’introduzione del test WNV NAT su singolo campione sulle donazioni di sangue ed emocomponenti raccolte nelle province interessate. Su base nazionale comporta l’applicazione della sospensione temporanea per 28 giorni dei donatori che hanno trascorso almeno una notte nell’area interessata o, in alternativa, lo screening degli stessi con test WNV NAT. Ma di cosa si tratta?
Il test NAT (Nucleic Acid Test) è un insieme di tecniche di biologia molecolare con le quali è possibile moltiplicare (amplificare) frammenti anche estremamente piccoli di materiale genetico (DNA o RNA) in modo tale da poterlo identificare e quantificare. È un esame estremamente preciso ed è utile per scoprire la presenza nel sangue di virus come quelli dell’epatite C o dell’HIV, anche prima della comparsa dei relativi anticorpi: può inoltre individuare l’eventuale presenza del West Nile Virus nel sangue dei donatori. Viene effettuato in tutte le province in cui la circolazione del virus è confermata: in via precauzionale, alcune regioni hanno esteso il test anche a tutto il territorio regionale. Qualora il test non fosse disponibile, se il donatore è rientrato da una delle aree interessate dalle misure di prevenzione, dovrà attendere 28 giorni dalla data di rientro prima di donare nuovamente.
Come sottolinea il presidente di AVIS Nazionale, Oscar Bianchi, «il quadro normativo generale rappresenta per tutti noi una garanzia assoluta di controllo e sicurezza non solo per i donatori stessi, ma soprattutto per i riceventi e per la qualità degli emocomponenti donati. È un periodo in cui le persone, comprensibilmente, viaggiano e si spostano tra località di villeggiatura: il richiamo che ci sentiamo di dare a tutti è quello alla consapevolezza. Non possiamo negare che il nostro Paese, probabilmente più di altri anni, sia interessato da questo fenomeno, così come non possiamo ignorare il numero di territori coinvolti e, ahimè, quello delle persone infettate o che, peggio ancora, non sono riuscite a sopravvivere. AVIS, così come il ministero e il Centro nazionale sangue, è attenta e monitora quotidianamente la situazione, pubblicando costanti aggiornamenti sulla tendenza virale nazionale. Ai donatori e ai cittadini in generale raccomandiamo di prestare attenzione, informarsi solo attraverso le fonti sopra citate, quindi ufficiali, e se donatori, di comunicare alla propria sede di appartenenza o al centro trasfusionale di riferimento, quelli che sono stati gli spostamenti effettuati negli ultimi giorni. La salute di tutti passa proprio da qui, dalla consapevolezza di ciascuno di noi».
E la conferma sul fatto che non c’è stato alcuno stop nella raccolta di emocomponenti arriva dallo stesso Centro nazionale sangue che, con una nota ufficiale, ha anzi ribadito che “in Italia si continua a donare in totale sicurezza per donatori e pazienti”.
Collegandovi a questo Link potete vedere la mappa d’Italia che viene aggiornata in tempo reale con le segnalazioni di attenzione epidemiologica per West Nile Virus, Dengue e Chikungunya.
Fonte articolo: AVIS Regionale Lombardia