In prima linea durante tutta l’emergenza sanitaria, ora i donatori di sangue scendono in campo per sostenere la ricerca. Avis provinciale Bergamo collabora al progetto Origin dell’istituto Mario Negri per promuovere tra i propri soci e nella popolazione l’adesione allo studio e contribuire a raggiungere, il prima possibile, la massa critica dei 1200 casi necessari. Abbiamo chiesto a Marina Noris, ricercatrice del Negri, impegnata in questo progetto con un’equipe di oltre una ventina di persone, quali sono gli obiettivi.
Lei è responsabile del laboratorio di immunologia e genetica, come è nata l’idea di questo progetto multidisciplinare?
Come tutti i ricercatori ho sentito fortemente il dovere morale di mettere a disposizione le mie competenze per cercare di capire qualcosa di più di questo virus, piombatoci addosso come uno tsunami, che oggi è il problema da risolvere insieme.
In cosa consiste lo studio?
Vogliamo capire perché esistono differenze nella malattia (dagli asintomatici a chi necessita di terapia intensiva) e quali sono quei fattori genetici che predispongono alcune persone ad avere patologie gravi nel momento in cui sono esposte al coronavirus e quali, invece, quelli che proteggono addirittura dall’infezione.
Il segreto è custodito nel Dna?
La componente di Dna contenuto nelle nostre cellule è per il 99,9% uguale per tutti, a fare la differenza è solo lo 0,1%. E in questo 0,1%, c’è anche la diversa predisposizione per la malattia. Sono nascoste qui le variazioni che determinano la risposta diversa al virus. Se troviamo i fattori genetici – ogni gene rappresenta il codice per una proteina – individuiamo anche quelle proteine che possono risultare meno attive in chi si ammala più gravemente e più attive invece in chi rimane immune. In questo modo potremo capire come funziona il virus, come causa la malattia e come proteggere, quindi, attraverso nuovi farmaci o anche utilizzando quelli già disponibili, chi si ammala gravemente.
Perché è stata scelta la nostra provincia?
Abbiamo pensato a Bergamo (a partire dalla Valle Seriana) come modello di studio perché è stata la provincia più colpita durante la prima ondata. Analizzeremo in tutto 1200 casi: i primi 400 individuati tra chi si è ammalato gravemente. Confronteremo il loro Dna sia con quello di 400 persone (secondo gruppo) positive al test sierologico, ma che hanno avuto sintomi lievi o addirittura asintomatiche, sia con il Dna delle 400 persone del terzo gruppo con test sierologici negativi. Esamineremo i loro geni e le loro proteine per capire qualcosa di più sull’azione del virus.
A che punto siete?
È un progetto molto complesso perché non selezioniamo nessuno: l’adesione (prima fase) è libera sul sito origin.marionegri.it e consiste nella compilazione di un questionario. In base alle singole storie di Covid stiamo dividendo i partecipanti nei tre gruppi e abbiamo già cominciato a chiamare per il colloquio e il prelievo di sangue (seconda fase) il gruppo di chi si è ammalato gravemente. Per ognuno di loro dobbiamo individuare il rispettivo “controllo” tra i lievi o asintomatici e tra i non infetti. Ad esempio, se il caso grave è una donna di 50 anni con diabete, le stesse caratteristiche dobbiamo individuarle anche negli altri due gruppi.
Per questo sono necessarie tante adesioni, per poter trovare le persone più simili fra loro e sono grata al Consiglio e al Comitato tecnico scientifico di Avis per aver aderito fornendoci l’importante supporto. Dopo queste due fasi, si aprirà la terza che riguarda l’indagine genetica.
Quando ci saranno i primi risultati?
Speriamo di raggiungere il tetto del reclutamento entro fine marzo, tra marzo e aprile avvieremo l’indagine genetica esplorativa di un primo sottogruppo di casi gravi. E entro l’estate potremo avere i primi risultati. Lo studio avrà una valenza scientifica unica.